Archeologo

Sembra che gli appassionati di storia siano suddivisi in due categorie principali: i topi di biblioteca, che sarebbero felicissimi di fare il mestiere dello storico e passare ore e ore alla ricerca di documenti col naso nei libri, e i più avventurosi per cui la scoperta prevede anche lavoro fisico e che amano sporcarsi le mani. Chi è nella seconda categoria può intraprendere gli studi che lo porteranno a diventare archeologo, una professione multidisciplinare che richiede anni di studi e che offre diversi sbocchi lavorativi.

Archeologi tra fiction e realtà

Quella dell’archeologo è una professione molto celebre la cui immagine pubblica è stata fortemente influenzata dai media. Se pensiamo agli archeologi più celebri infatti non ci vengono in mente i nomi di alcuni veri professionisti del passato o di oggi come Howard Carter, Hilda Petrie o il celebre egittologo Zahi Hawass, ma pensiamo subito a personaggi immaginari iconici come Indiana Jones e Lara Croft. Divenuti famosi grazie a film e videogiochi e, in seguito, grazie ai loro franchise sempre più espansi che sono arrivati a includere diversi sequel cinematografici come Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo del 2008 prodotto da Lucasfilm, libri come La filosofia di Indiana Jones di Edizioni Mimesis, giochi online come la slot machine del casinò digitale Betway Casinò Lara Croft: Temples and Tombs, ambientata proprio durante una delle tante avventure dell’archeologa, o fumetti che raccontano alcune delle avventure inedite di Lara Croft pubblicati da Panini Comics. Questi archeologi fatti di pixel, cellulosa e carta sono diventati per molti un esempio da seguire e l’emblema dell’archeologo moderno.

Se le loro storie contengono un fondo di verità, la vera vita di un archeologo è molto più tranquilla e sicura, ma non per questo noiosa. Un vero appassionato del settore, infatti, troverà grande soddisfazione nel contribuire alla scoperta di nuovi reperti, nel catalogare manufatti e resti e nel supervisionare la salvaguardia del ricco patrimonio archeologico che può aiutarci a raccontare la storia dei nostri antenati.

Come diventare archeologo

Come per molte professioni oggi giorno, diventare archeologo richiede diversi anni di studi e un titolo di laurea universitario. Al momento in Italia non esistono corsi triennali dedicati solo all’archeologia quindi chi vuole intraprendere questo percorso può iscriversi a corsi di Lettere Classiche, Lettere Moderne o Beni Culturali a indirizzo archeologico. Una volta conseguita la laurea triennale la strada è però ancora lunga dato che è necessario iscriversi anche a un corso magistrale. Sono molte, fortunatamente, le università come l’Università degli Studi di Torino o l’Università degli Studi di Ferrara a offrire corsi magistrali in Archeologia. Le materie che vengono insegnate sia in triennale che in magistrale rispecchiano però il carattere multidisciplinare dell’archeologia: non è infatti necessario solo conoscere a fondo la storia.

Un buon archeologo, infatti, è ad esempio in grado di tradurre un’epigrafe latina e allo stesso tempo riconoscere diversi livelli di terreno grazie alle sue conoscenze in stratigrafia e chimica. Durante questi anni, inoltre, gli studenti possono iniziare a provare con mano cosa significa essere un archeologo sul campo partecipando a scavi locali organizzati dall’università. Una volta ottenuta la laurea magistrale un archeologo che vuole proseguire con la sua formazione troverà davanti a sé due strade. Può infatti decidere partecipare a un dottorato di ricerca, che in genere dura almeno tre anni, durante il quale porterà avanti i suoi studi, pubblicherà degli articoli e insegnerà ad altri studenti, o iscriversi a una scuola di specializzazione dalla durata di due anni. Questa seconda scelta è consigliata agli archeologi che vogliono specializzarsi in un campo specifico per poi diventare professionisti esperti in quel settore in grado di offrire consulenze e lavorare in un determinato ambito.

I possibili sbocchi professionali per un archeologo

Se abbiamo già appurato che un archeologo non passa il suo tempo schioccando la sua frusta o trafugando idoli da qualche tempio sudamericano, di cosa si occupa allora? Fortunatamente gli sbocchi professionali disponibili sono molti, alcuni più conosciuti di altri.

Molti archeologi scelgono la strada accademica, diventando professori universitari e gestendo e portando avanti gli scavi indetti dalla loro università. Unendo il lavoro in ufficio con quello di ricerca questi archeologi possono lavorare sia sul campo che educare nuovi e futuri colleghi e pubblicare i risultati di scavi e studi.

Altri archeologi preferiscono invece entrare a far parte di cooperative che si occupano di presiedere tutti i lavori di scavi che avvengono sul suolo pubblico ma non solo, come ad esempio i cantieri per la creazione di nuove strade, allo scopo di monitorare il terreno che viene smosso e di fermare immediatamente i lavori nel caso in cui venga alla luce qualche reperto. Come dimostra un articolo pubblicato su Exibart, non è raro infatti sentire leggere sui giornali notizie che annunciano il ritrovamento di una domus romana o di una necropoli avvenuto durante gli scavi di un cantiere. Ecco, sicuramente in quei casi un archeologo professionista era presente per riconoscere l’importanza del ritrovamento, fermare i lavori e chiamare la Sopraintendenza. Altro sbocco, infine, disponibile per gli archeologi è quello del lavoro in un museo dove ci si occuperà di catalogazione i reperti, organizzazione delle mostre, cura e studio dei ritrovamenti esposti, ma che permette anche di prendere parte a missioni di scavo, come quelle indotte dal Museo Egizio di Torino e capitanate dal direttore del museo Christian Greco.

Chi, guardando le avventure di Indiana Jones o di Lara Croft, non ha sognato almeno una volta di diventare un coraggioso archeologo? Anche se la realtà di questa professione è distante da quella raccontata dai media, gli appassionati di storia possono intraprendere questa strada che richiede anni di studi e conoscenze approfondite ma che regala enormi soddisfazioni perché permette di contribuire alla conoscenza del nostro passato con azioni concrete e ricerche sul campo.