Per entrare in uno studio di registrazione ed evitare di incappare in imprevisti nella realizzazione dei brani, il segreto è pianificare tutti gli aspetti in ogni dettaglio. La programmazione potrebbe risultare noiosa, ma è una componente del lavoro di cui non si può fare a meno: il che vuol dire impegnarsi, essere concentrati e focalizzarsi sugli obiettivi che si è intenzionati a raggiungere.

La strumentazione, per esempio, deve essere pronta con un ragionevole anticipo: le corde vecchie delle chitarre devono essere cambiate, così come le pelli usurate della batteria. Meglio non farsi sorprendere dagli imprevisti e avere a disposizione una scorta adeguata di bacchette e di plettri. La registrazione delle tracce guida è un altro fattore da non sottovalutare: prima di arrivare alla sessione è necessario avere a disposizione una scheda audio che permetta di registrare a click anche solo con una linea di chitarra la canzone in una versione molto basilare. Infine, l’ultima fase della programmazione ha a che fare con il confronto con la traccia click, che è una parte indispensabile del lavoro in studio, utile per costruire per ciascun pezzo delle fondamenta ritmiche solide e preziose.

La performance

Ovviamente niente in uno studio di registrazione può andare per il verso giusto se non si è in grado di garantire una performance adeguata: è essenziale essere bravi nel suonare il proprio strumento, che si tratti del basso o della voce, del sax o della chitarra. Non è detto che delle doti tecniche eccezionali siano sempre e comunque un sinonimo di resa al top, e lo stesso dicasi per i virtuosismi: più che altro è fondamentale avere le idee ben delineate a proposito di ciò che va suonato nei vari punti dei brani. Un fonico bravo è in grado di capire se una banda conosce la canzone alla perfezione o se vi si sta approcciando per la prima volta. Gli strumenti oggi devono essere registrati uno per uno, dal momento che le soluzioni moderne sono strutturate su overdub. In un primo momento ciò si può tradurre in un impegno più consistente, ma in realtà ben presto ci si accorge che una presa diretta dal vivo di una band intera sarebbe molto più complicata.

Il budget

Quando si pensa al budget, è bene non farsi limitare troppo dai vincoli e dai paletti che esso potrebbe comportare: per quanto importante sia, non è la chiave di tutto. Parlando di musica il denaro rappresenta un argomento più che delicato: gli artisti devono sempre pensare al fatto che quello della produzione audio è un business. Il lavoro, anche per questo motivo, dovrebbe essere pianificato con un congruo anticipo, ma a condizione che ci si possa affidare a qualcuno in grado di capire quali esigenze devono essere soddisfatte. Può apparire banale, ma per una jazz band è del tutto inutile assumere il produttore hip-hop più bravo del mondo.

Le sessioni in studio

Le sessioni in studio si svolgono in un ambiente professionale: uno scenario del tutto diverso da quello del garage in cui si suona tra amici. La creatività non deve mai venire meno, ma è essenziale non smarrire la concentrazione sulla performance. Per quel che riguarda le tempistiche, non è raro che le sessioni si rivelino piuttosto lunghe, e nulla vieta di concedersi delle pause, per una sigaretta, per un caffè o semplicemente per una boccata d’aria. Sperare che tutto venga bene al primo tentativo è un’utopia che conviene abbandonare, e molti passaggi dovranno essere ripetuti chissà quante volte. Per essere certi di non sbagliare, è importante poter contare su una mentalità positiva e su un ambiente rilassato.