Un recente studio ha messo in evidenza che gli italiani spendono in media ogni anno 420 euro in apparecchi di intrattenimento, per un totale di spesa di 1 miliardo al mese, ma la cifra è addirittura in aumento. Lo studio è stato realizzato considerando i dati relativi alla spesa sul gioco d’azzardo in Italia e pubblicati ad inizio gennaio dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, attraverso i quali è stata sostanzialmente realizzata una “mappatura territoriale della febbre da gioco” sul territorio dello Stivale.

Secondo quanto emerge da questi dati, 15,8 miliardi sono stati spesi (stiamo parlando del totale delle somme giocate, sottratte le vincite) in 18 mesi (ossia dal 1° gennaio 2016 al 30 giugno 2017) in Awp e videolottery, ossia le equivalenti terrestri delle slot machine online.

Alla spesa per il gioco è stato associato in questi giorni anche il reddito di cittadinanza, ma perché? Dopo le elezioni politiche nelle quale il Movimento 5 Stelle è risultato il primo partito in Italia, poche decine di italiani si sono recati presso i Caf per chiedere informazioni proprio in merito ad una delle misure che sta al centro del programma del partito fondato da Beppe Grillo. Non essendoci ancora un governo a guida 5 stelle, non è dato sapere se e quando il reddito di cittadinanza sarà realmente legge, ma intanto c’è già chi ipotizza le probabili conseguenze di una misura così congeniata.

Nonostante i “grillini” non abbiano mai avuto un grande feeling con i giochi pubblici in generale, se si realizzerà davvero il reddito di cittadinanza sarà un vero e proprio toccasana anche per le slot machine. Da dove deriva questa conclusione? Secondo quanto reso noto dallo stesso M5S, le coperture del reddito pensato per sostentare i più bisognosi deriveranno anche da un incremento del Prelievo Erariale Unico sui giochi. In particolare, secondo le previsioni degli esperti di economia grillini, la quota dovrebbe essere di 2,7 miliardi di euro delle entrate totali derivanti dai giochi pubblici. Insomma, pur avversando i giochi pubblici, i rappresentanti in Parlamento del M5S non vogliono abolirlo del tutto, ma riorganizzarlo e se possibile sfruttarlo come fonte per altri provvedimenti.

La prima proposta di legge in merito risale al 2013 e poiché il panorama dei giochi è nel frattempo cambiato, il riferimento a Lotto e giochi numerici come fonte per il reddito di cittadinanza deve essere necessariamente ampliato. Lo ha confermato anche Luigi Di Mario, leader del Movimento 5 Stelle e candidato premier di quello che è attualmente il primo partito d’Italia. Subito dopo le elezioni, il numero uno dei grillini ha ammesso che nel suo programma ci sia una sorta di ‘exit strategy’ da slot e video lotterie, ma i conti non tornano. Attualmente, infatti, il mercato dice che su 10 miliardi di entrate erariali, slot e videolottery da soli ne garantiscono circa 6, mentre il Lotto e gli altri giochi numerici solo 2. Considerato che la loro quota di mercato è di circa il 15% e che quella delle macchinette del 52%, se vengono tolte dal mercato o ridotte all’osso le slot machine, da quali settori sarà prelevato quell’incremento previsto per sostentare il reddito di cittadinanza?