La storia della moda del Novecento è stata scritta anche dai bottoni, accessori solo in apparenza poco visibili ma in realtà di grande importanza dal punto di vista estetico e funzionale. Se si prende in considerazione il periodo che va dall’inizio del secolo agli anni Trenta, è facile verificare un progressivo peggioramento sul piano della qualità dei materiali. Ovviamente la guerra porta con sé decorazioni politiche, militari e di propaganda, con le svastiche e altri simboli stilizzati. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, poi, le materie prime di pregio non erano più disponibili, o comunque non potevano essere destinate alla realizzazione dei bottoni, per i quali – di conseguenza – si faceva affidamento su ciò che era a portata di mano, come per esempio il legno. La pittura a mano era il metodo attraverso il quale i bottoni potevano essere abbelliti, mentre c’era chi sceglieva la parte interna delle pannocchie come materiale.

Gli anni Cinquanta

La produzione riprese negli anni Cinquanta, quando ci si dedicò al recupero di materiali, ricavati addirittura dagli aerei rottamati. La produzione industriale con il trascorrere degli anni vive ampliarsi sempre di più la varietà di proposte, e fecero capolino i bottoni a imitazione della tartaruga, che già avevano ottenuto un grande successo nel settore dell’alta moda negli anni Trenta. Oltre ai bottoni in galatite, erano diffusi quelli in stoffa confezionati con il torchio, mentre quelli più vecchi e ormai logori venivano rivestiti con il tessuto per ritrovare una nuova vita. Per altro, la tunica era uno dei capi che andavano per la maggiore all’epoca, e non aveva bisogno di bottoni: come è semplice intuire, per i commercianti del settore ciò rappresentava una tragedia. Nel giro di qualche anno, però, tutti furono in grado di risollevarsi, con bottoni di grandi dimensioni opachi o lucenti.

Gli anni Sessanta 

Negli anni Sessanta iniziarono a comparire bottoni di pregio, tanto eleganti quanto belli, frutto di metodi di lavoro innovativi e dell’ingegno di stilisti come Valentino, Giorgio Armani, Pierre Cardin e Coco Chanel. Le procedure di assemblaggio prevedevano il ricorso a passamanerie e madreperle, ma anche strass e pietre, e così i bottoni assumevano il ruolo di protagonisti degli abiti su cui venivano applicati. Dopo il Sessantotto, però, la rivoluzione dei costumi interessò anche questo campo: la funzionalità prese il posto dell’estetica, e i ragazzi si accontentavano di unire i lembi di stoffa con soluzioni artigianali, purché efficaci. Una ulteriore reazione avvenne nel decennio successivo, con i bottoni in galatite e in poliestere, che avevano il pregio di costare poco pur facendosi apprezzare a livello estetico.

La storia di Moro Minuterie

Proprio negli anni Settanta è iniziata l’avventura di Moro Minuterie, storica azienda veneta che si occupa della progettazione e produzione bottoni, oltre che di molte altre minuterie in metallo come le fibbie per sandali, occhielli per scarpe e per teloni. La tendenza all’innovazione che da sempre contraddistingue questa realtà la rende un punto di riferimento nel settore delle minuterie, che vengono ottenute per mezzo delle tecniche di lavorazione più all’avanguardia. La passione per l’eccellenza si concretizza in soluzioni esclusive e originali, come dimostrano i bottoni e tutti gli altri dettagli in metallo che vengono forniti ai grossisti, ai distributori e ai più grandi marchi del mondo della pelletteria e delle calzature.