Non tutti sanno che la leishmaniosi può colpire anche i gatti. Anche se di solito essa viene ritenuta una malattia che interessa i cani, i felini sono altrettanto a rischio: gatti infetti si possono trovare nelle zone endemiche, ma non è detto che tutti manifestino la patologia, la quale emerge solo in presenza di un sistema immunitario depresso.
La forma cutanea
Dal punto di vista della sintomatologia, la forma cutanea viene considerata la tipologia di leishmaniosi più comune, e si caratterizza per la comparsa di lesioni cutanee e mucocutanee. La dermatite nodulare, in particolare, è tra le presentazioni cutanee che si verificano con una maggior frequenza, e prevede la presenza di noduli dermici sottocutanei che sono collocati soprattutto sulle zampe – sia anteriori che posteriori – e in testa; essi, comunque, non provocano dolore. Con una dermatite erosiva-ulcerativa, invece, ci sono lesioni crostose sul collo, sul muso, sulla testa e sui cuscinetti plantari, anche se in alcuni casi si può notare una distribuzione simmetrica su tutti e due i lati, coinvolgendo tarso, gomito e carpo.
La forma sistemica generalizzata
La forma sistemica generalizzata della leishmaniosi gatto è piuttosto rara: non accade spesso, infatti, che il parassita si diffonda in maniera generalizzata. Nel caso in cui ciò accada, le lesioni interessano i linfonodi, i reni, il fegato e la milza. In più, si riscontra negli animali interessati una linfoadenopatia che può essere generalizzata o regionale, mentre l’anoressia e l’astenia costituiscono i segni sistemici che vengono segnalati più spesso. Non sono rari, invece, i casi di forme oculari, per le quali vengono descritte uveite, congiuntivite e blefarite granulomatosa; la lesione oculare che si registra nella percentuale più elevata di circostanze resta, comunque, l’uveite monolaterale, che a volte evolve in panoftalmite.
Come si diagnostica la malattia tra i gatti
Per arrivare a una diagnosi di leishmaniosi nei felini è necessario procedere con una serie di accertamenti complementari. Dai linfonodi ingrossati, dalle mucose e dalle lesioni cutanee devono essere prelevati dei campioni destinati a essere sottoposti a un esame citologico, ma sono previsti anche strisci di midollo osso e sangue. Nella lista degli esami richiesti compaiono anche la biopsia cutanea e la quantificazione degli anticorpi basata su tecniche sierologiche sviluppate nei felini. Per escludere la malattia sono raccomandate anche tecniche molecolari, se il sospetto di malattia è elevato ma i titoli anticorpali sono negativi o comunque bassi. Infine, dato che con tutta probabilità la leishmaniosi si accompagna ad altre malattie, non è da escludere l’eventualità di procedere a ulteriori esami di base, come per esempio l’analisi delle urine e l’emogramma.
Come si cura la leishmaniosi nei gatti
Per quanto riguarda il trattamento della malattia nei gatti, occorre sapere che allo stato attuale non esistono studi in proposito. Inoltre, non sono previste misure preventive differenti dall’evitare l’esposizione ai vettori, in quanto per i felini sono tossici i repellenti a base di permetrina. Non ci sono esperienze, poi, in relazione al ricorso a vaccini. La strategia più comune per ottenere risultati apprezzabili prevede la somministrazione di allopurinolo fino alla cura clinica.
Cos’è la leishmaniosi nei gatti
Al momento, la sola specie di Leishmania che è stata isolata nei gatti è la L. infantum, sia nel nostro Paese che nel resto del continente europeo: essa viene trasmessa dallo stesso vettore da cui dipende anche la trasmissione della leishmaniosi tra gli uomini e tra i cani. Gli studiosi hanno verificato che non c’è associazione positiva nella coinfezione tra questa patologia e il Toxoplasma gondii.