Trattare l’acqua è una delle soluzioni più efficaci per risparmiare sull’acquisto di acqua in bottiglia e per salvaguardare l’ambiente dall’inquinamento da plastica.

Spesso, ci basta installare un filtro a carboni attivi sotto il lavello per avere un’acqua buona e sicura direttamente dal nostro rubinetto di casa. Questo perché l’acqua dei nostri acquedotti è controllata periodicamente dal gestore ed è, dunque, adatta al consumo umano.

Ma cosa succede se l’acqua che arriva nelle nostre case non è così buona come vorremmo?

Purtroppo, non tutti gli acquedotti italiani sono in grado di erogare un’acqua buona da bere. Esistono dei casi, come ad esempio nel viterbese, in cui la forte presenza di arsenico impedisce agli abitanti di poter bere l’acqua del rubinetto in modo sicuro.

Ma andiamo con ordine e capiamo meglio cosa significa “osmosi inversa”.

Cosa significa e come funziona il sistema ad osmosi inversa

Il sistema ad osmosi inversa utilizza il principio per cui le molecole di un solvente passano da una soluzione concentrata ad una meno concentrata grazie ad una pressione sulla soluzione più concentrata superiore alla pressione osmotica. L’osmosi inversa, dunque, grazie ad una membrana semipermeabile riesce a separare il soluto dal solvente in modo da ottenere un liquido puro e scartare il soluto. Il passaggio dell’acqua attraverso la membrana non dipende, come capita per i filtri a carbone attivo, dalla dimensione dei pori (minore è la dimensione dei pori e più è alta la capacità filtrante) ma da un’affinità chimica con la membrana che permette il passaggio esclusivamente a molecole idrofile, ovvero simili all’acqua. Tutto il resto, semplicemente, viene trattenuto e scartato dal sistema ad osmosi inversa, come ad esempio batteri, metalli pesanti e sali minerali disciolti.

Quindi il sistema ad osmosi inversa è in grado di trattenere tutte le impurità presenti nell’acqua ed i sali minerali disciolti erogando un’acqua completamente osmotizzata, simile ad un’acqua distillata.

Le membrane semipermeabili sono la vera anima dei sistemi ad osmosi inversa. Queste sono classificate in base alla loro grandezza, convenzionalmente espressa in pollici, e alla capacità di erogazione, espressa in GPD (gallons per day). Fra le varie membrane, possiamo trovare, dunque dalle 50 GPD alle 400 GPD, a seconda del sistema ad osmosi inversa. Inoltre, per una corretta scelta della membrana, è necessario tenere presente la loro lunghezza e diametro. In questo caso dobbiamo verificare il valore che di solito accompagna i GPD come, ad esempio 1812 – 50 GPD dove 1812 corrisponde alla lunghezza e la larghezza della membrana e 50 corrisponde alla capacità di acqua erogabile giornalmente.

Ovviamente, il sistema ad osmosi inversa deve prevedere necessariamente un bypass a bordo o nell”impianto così da poter erogare acqua non completamente osmotizzata ma con il giusto livello di sali minerali in uscita.

Nel caso dovessimo trovarci, tuttavia, in presenza di un eccesso di sostanze nocive, come l’arsenico, il sistema deve fornire acqua completamente osmotizzata con un filtro remineralizzatore in uscita in grado di regolare i sali minerali.

Il residuo fisso presente nell’acqua che beviamo dovrebbe avere un massimo di 1500 mg/l così come previsto dal DPR236/88 e dal Dlgs 31/2001 che disciplina la qualità dell’acqua per il consumo umano. L’osmosi inversa è, anche, la soluzione ideale per ridurre il residuo fisso presente nelle nostre acque.

Infatti, quando abbiamo lungo la nostra linea un addolcitore, installato per ridurre l’eccesso di calcare, l’acqua potrebbe avere un residuo fisso superiore ai 1500 mg/l dovuto alla capacità del sistema di trattenere calcare e rilasciare, contemporaneamente, sodio nell’acqua. Quindi, un addolcitore, più calcare deve trattenere e più sodio dovrà rilasciare aumentando il livello di sali minerali in uscita. Proprio in questi casi l’osmosi inversa, installato prima del punto d’uso, è la soluzione ideale per abbattere i sali minerali ed ottenere un’acqua buona da bere e priva di impurità

Pro e contro dei depuratori ad osmosi inversa

sistemi con trattamento a osmosi inversa, dunque, creano quel processo in grado di eliminare dalle nostre acque qualsiasi sostanza inquinante presente al suo interno rendendo l’acqua microbiologicamente pura. Tuttavia, l’osmosi inversa è stata spesso utilizzata come mezzo per il trattamento acqua in casi in cui sarebbe stato sufficiente un filtro a carbone attivo. Questo perché, purtroppo esiste una cattiva informazione online che tende ad enfatizzarne l’utilizzo in ogni circostanza.

Quindi, individuiamo dei pro e dei contro nell’utilizzo di sistemi ad osmosi inversa:

PRO

  • Consente di avere acqua pura costantemente
  • Permette una riduzione dei costi per l’acquisto di acqua in bottiglia
  • Aiuta a ridurre i consumi di plastica
  • Consente di trattenere elementi inquinanti presenti nell’acqua
  • Ha una manutenzione ridotta
  • Il cambio filtri avviene una volta l’anno o ad esaurimento dei litri
  • La membrana viene sostituita mediamente ogni 2 anni

CONTRO

  • Cattiva informazione online
  • Utilizzo eccessivo dei sistemi ad osmosi inversa anche in casi in cui non sarebbe necessario
  • L’osmosi inversa fornisce acqua pura, priva di sali minerali e dev’essere tarato un residuo fisso in uscita di almeno 50 mg/l tramite il bypass e dev’essere fatto un controllo periodico attraverso appositi misuratori di TDS ( Total Dissolved Solids).
  • Le membrane ad osmosi inversa lavorano male se in presenza di una forte concentrazione di cloro e calcare, per questo devono essere previsti sistemi con prefiltrazione per proteggerle.
  • L’osmosi inversa è un ottimo sistema per trattare l’acqua dei nostri rubinetti ma dobbiamo fare attenzione alla qualità dell’acqua per scegliere il sistema più adatto alle nostre esigenze.