Nell’ambito della flebolinfostasi, gli edemi di natura linfatica sono disturbi alquanto comuni tra le persone che soffrono di affezioni alle braccia o alle gambe. Ne parliamo con Villa Regina Arco, che inserisce proprio il bendaggio linfodrenaggio tra i trattamenti offerti: una casa di cura con residence sia per una residenza protetta e stabile che per una vacanza sanitaria rigenerativa.
Cosa sono gli edemi
Gli edemi sono il risultato di una saturazione dei meccanismi di compenso che contraddistinguono il sistema linfatico. Ciò può avvenire per due motivi: o perché il sistema linfatico è deficitario per ragioni organiche o per motivi funzionali; o perché il sistema linfatico è sovraccaricato. Esso, per altro, collabora con il sistema venoso, dal momento che entrambi appartengono alla stessa unità sotto il profilo fisiopatologico, per la conservazione dell’omeostasi dei tessuti micro-circolatoria e macro-circolatoria. La terapia del linfedema deve sempre fare riferimento alla quota idrica del fluido stagnante ma soprattutto alla quota protetica. È unicamente sulla base di questo approccio che si possono raggiungere risultati più longevi e più apprezzabili.
Il linfedema
Il linfedema si caratterizza per una concentrazione molto alta della quota proteica del fluido stagnante. Nella maggior parte dei casi si riscontrano negli spazi interstiziali macromolecole proteiche in eccesso, vale a dire oltre il grammo per decilitro di concentrazione: è proprio negli spazi interstiziali che ha origine l’accumulo edematoso. Per qualsiasi ciclo terapeutico è necessario eseguire una elastocompressione con tutori elastici e bendaggi, sia che il linfedema riguardi gli arti superiori, sia che il linfedema riguardi gli arti inferiori. La presenza delle macroproteine fa sì che l’acqua venga richiamata dagli spazi endocapillari in direzione del versante extravasale a causa della pressione oncotica molto alta che è indotta dalle molecole proteiche stagnanti. Quello che ne deriva è un sinergismo negativo per effetto del quale l’edema linfostatico si instaura e si perpetua.
Le applicazioni pratiche
Realizzare un bendaggio per un arto con un linfedema richiede una procedura diversa rispetto a quella che contraddistingue le tecniche di esecuzioni peculiari delle flebopatie. Il bendaggio multistrato richiede di proteggere la pelle con una benda porosa realizzata in schiuma di poliuretano: si tratta di un accorgimento grazie a cui l’arto non può entrare in contatto con il materiale compressivo. Sopra la benda si può applicare uno strato di materiale da sottobendaggio, a condizione che possa essere compresso ma non troppo: il lattice e la gommapiuma vanno bene, mentre il cotone idrofilo denso è consigliato unicamente a condizione che non ci siano sierosità di rilievo o essudazioni tali da modificare il suo volume. Gli strati possono essere sovrapposti o meno, ma è importante che l’ultimo sia rappresentato dalla benda elastica.
Come si applica la benda
La tensione per l’applicazione della singola benda varia: nel caso delle bende anelastiche è nulla, mentre per le bende elastiche è più elevata, ma sempre senza eccessi. È importante che la tensione sia superiore alla base delle dita (della mano o del piede a seconda dei casi). L’arto può essere avvolto in vari modi, mentre l’ascensione lungo la coscia può essere a spina di pesce o a spirale.
Le bende anelastiche
Nella maggior parte dei casi vengono preferite le bende a corta estensibilità o quelle anelastiche, perché in questo modo la compressione viene accentuata; esse, inoltre, possono essere tollerate senza problemi 24 ore al giorno. Il bendaggio di tipo fisso richiede il ricorso a una benda adesiva elastica, con i margini che devono essere lasciati liberi per limitare le probabilità di effetto laccio: a tale scopo ci si può servire di una massa adesiva stratificata e di un supporto in cotone.