La fase storica attuale si caratterizza a livello mondiale per gli eventi “traumatici”, dovuti a calamità naturali, terremoti, uragani, alluvioni, frane, ecc., e calamità sociali come conflitti, guerre portate avanti a nome di una Religione o di interessi economici e politici, atti terroristici, atti delinquenziali violenti come rapine o torture o sequestri, disastri tecnologici come incidenti industriali o chimici o nucleari, incidenti stradali o sul lavoro. Questi fatti alla portata di tutti grazie alla tecnologia e alla velocità di trasmissione delle informazioni, possono provocare reazioni psicologiche patologiche in chi vive gli eventi in prima persona (vittime primarie) e anche in chi li vive in modo “differito” (vittime secondarie) avendo familiari e amici coinvolti come testimoni o vittime, oppure chi presta soccorso (vittime terziarie).

La psicologia dell’emergenza , per maggiori dettagli invito a leggere il post psicologo emergenza abruzzo, si occupa dell’evento traumatico nella sua immediatezza rispondendo all’emergenza, intervenendo nel momento dell’accaduto offrendo sostegno psicologico tempestivo. La disciplina, in continuo sviluppo, trova il suo ambito di studio e applicazione psicologica in tutte le situazioni fortemente stressanti, che scardinano la routine quotidiana, e le “normali” capacità di reazione e di probem solving dei singoli soggetti e delle comunità coinvolte. L’obiettivo è quello di comprendere e trattare nell’urgenza e in modo pratico i processi psicologici (psicofisiologici, cognitivi, emotivi, relazionali e comportamentali) attivati dai suddetti eventi che irrompono prepotentemente nella vita di tutti, tentando di contenere conseguenze negative sulle capacità di adattamento e sul benessere delle persone e delle loro comunità di appartenenza.

La psicologia dell’emergenza interviene nella prevenzione dei rischi, ad esempio, con la formazione psicosociale preventiva degli operatori, definiti soccorritori, in quanto devono far fronte all’emergenza in modo diretto ritrovandosi ad agire, ad accogliere storie, sofferenze, vissuti personali e istaurando dinamiche relazionali nel mentre salvano vite, mettendo a repentaglio la propria incolumità. Interviene, soprattutto, facendo parte delle “squadre tecniche”, ovvero équipe multidisciplinari coinvolte nelle varie fasi dell’emergenza, formate da Vigili del Fuoco, Protezione Civile e da ingegneri, architetti, geometri, medici, facilitando la crescita tecnico/psicologica della squadra di lavoro, delle comunità e degli individui, alimentando la forza del gruppo e la qualità del lavoro.

Lo psicologo, purtroppo, non ha ancora un ruolo definito e stabile nelle “squadre tecniche”, ma opera come settore a parte d’intervento facendo riferimento alla psicologia dell’emergenza, perché ad oggi i tecnici ritengono i bisogni emotivo-relazionali separati e secondari a quelli più operativi rappresentando questo un grande limite nell’intervento alla comunità. Le Tecniche di intervento che la psicologia dell’emergenza ha sviluppato sono quelle proprie della psicologia clinica applicate alle maxiemergenze per il trattamento delle vittime utilizzate sia nella fase immediata di emergenza (Defusing), sia nella psicotraumatologia (Debriefing) per i disturbi a lungo termine.

L’intervento psicologico, a volte, subito dopo l’evento traumatico può non essere sufficiente a contenere disagi psicologici, a causa di fattori pregressi quali traumi, predisposizione all’ansia e stati emotivi intimi e, le vittime primarie sviluppino il disturbo post-traumatico da stress, o che il personale di soccorso possa andare incontro alla sindrome del Burn out ( sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione, manifesta in tutte le professioni con implicazioni relazionali molto accentuate). Finito il periodo dell’emergenza, le persone vittime a vari livelli dell’evento traumatico, potrebbero vivere un senso di abbandono e smarrimento.

In tutti questi casi, alle tecniche di intervento della psicologia dell’emergenza si affiancano interventi psicologici prolungati utilizzando metodologie specifiche della psicotraumatologia come il counselling, le tecniche di rilassamento o la psicoterapia.