Santi, poeti e scommettitori. Gli italiani sono a un bivio: da una parte hanno un’affezione quasi patologica verso il gioco d’azzardo, rispondono in massa al richiamo delle macchinette e adorano perdersi nella labirintica offerta del gioco digitale, tanto vasta e scintillante; dall’altra c’è il governo del paese, quello del doppio vicepresidente del Consiglio dei ministri, un governo che in maniera altrettanto convinta gode del favore di una nutrita fetta di popolazione e si dice pronto a estirpare anche il gioco d’azzardo dai mali del paese. Dove muoverà il settore? Quale destino attende un’industria sospesa tra un fatturato multimiliardario e l’opposizione della maggioranza in Parlamento?

  • A quanto ammonta il gioco d’azzardo italiano?

Partiamo dal primo fattore citato: la raccolta del gioco d’azzardo in Italia. Stiamo parlando di un mercato dove gli italiani hanno investito ben 101,8 miliardi di euro nel solo 2017. I dati sono noti da tempo ma sono stati ribaditi e ufficializzati dalle statistiche più autorevoli del settore raccolte nel Libro Blu, un documento redatto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ogni anno rendiconta il suo operato e il gettito erariale delle diverse attività sotto la propria giurisdizione. Il gioco d’azzardo fa ovviamente parte di queste attività e quindi possiamo dire con certezza che il gioco in Italia ha abbattuto il muro dei 100 miliardi di raccolta totale.

Per raccolta si intende tutto il giocato sia online che offline, ma il dato va spacchettato. Innanzitutto una parte di questi soldi, circa l’80%, ritorna ai giocatori in forma di vincite, in questo caso ben 82,9 miliardi di euro, pari all’81,4%. Quindi la reale spesa degli italiani, soldi che non torneranno più indietro, è pari a 18,89 miliardi di euro di cui 10,3 sono andati alle casse dello Stato e 8,6 alla filiera del gioco. Tornando alla raccolta totale, rispetto al 2016 parliamo del 6% in più, se confrontata due anni prima la raccolta è cresciuta del 15,4%.

  • Tramonta l’era delle slot, ma l’analogico domina ancora il mercato

Osservare il dato più da vicino ci aiuta a capire come valutare queste cifre. Infatti 100 miliardi sono certamente un’enormità rispetto agli anni precedenti, ma vengono ridimensionati se messi a confronto con il mercato interno di altri paesi come l’Inghilterra. I ricavi del gioco italiano passano ancora per metà da slot machine e videolottery analogiche, le prime più antiche che verranno sostituite gradualmente dalle seconde, questo settore da solo vale 49 miliardi di euro. Questo tipo di apparecchiature è stato particolarmente osteggiato ed eletto a causa principale dei casi di disturbo, sono state promulgate diverse leggi che impongono orari di apertura e posizionamento urbano delle attività che vogliono munirsi di slot e VLT. Di certo i volumi di gioco sono destinati a scendere considerato il calo drastico della presenza di vecchie slot (per provvedimento del governo) ma resteranno ancora per molto tempo la fonte principale dell’azzardo italiano.

  • L’ascesa del gambling online

Il gioco analogico raccoglie tre quarti del mercato di settore, ma il digitale cresce a ritmo esponenziale e annata dopo annata reclama un’importanza sempre più alta. Nel 2017 il gambling (così in lingua anglosassone viene definito il gioco d’azzardo online) ha sfiorato i 27 miliardi di raccolta marcando una crescita del 26%, rispetto al 2015 invece i punti percentuale di crescita arrivano addirittura a 59. Insomma il gioco online non solo è un comparto in salute ma ha tutte le potenzialità per diventare la sacca più ricca dell’intera raccolta.

Un successo cui partecipano le tante innovazioni che il digitale ha portato, ognuna delle quali alimenta il fatturato. Le scommesse sportive ad esempio si sono affermate negli ultimi anni come una realtà solida, ormai le schedine si giocano sia per via digitale sia attraverso i terminali analogici in un rapporto 50 e 50, 5 miliardi per parte nel 2017 con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente. Nel frattempo le aziende che si occupano di sviluppare i nuovi giochi digitali stanno investendo tutto sull’implementazione di slot e vlt in chiave digitale, basta scorrere le library dei grandi operatori del gioco per capire che oggi si può avere un intero casinò su uno smartphone, la prova ultima è che i giochi di sorte a quota fissa (questa la categoria a cui appartengono) valgono una fetta di mercato da 6 miliardi di euro con una crescita del 57%.

  • Problematiche sociali: troppo gioco tra i giovani

Un’offerta così vasta e smart ha fatto sì di attirare un pubblico particolarmente giovane raggiungendo presto dei numeri che spingono a interrogarsi su questo fenomeno sociale. Occhio ai numeri: una ricerca realizzata dal CNR (nello specifico dalla Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica) dice che il 36,9% del campione di studenti tra i 15 e i 19 anni preso in considerazione ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno, tra questi il 13,5% palesa un profilo a rischio, il 7,1% rappresenta già un caso problematico.

  • La risposta del governo e lo stop alla pubblicità

Sono numeri che fanno discutere e che hanno visto pronta mobilitazione da parte del governo in carica, seppur con provvedimenti di cui ancora non si può provare l’efficacia. Stiamo chiaramente parlando del decreto dignità che comprende il blocco della pubblicità e delle sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo. Secondo la nuova legge già da gennaio 2019 dovranno cessare i contratti di sponsorizzazione, da giugno 2019 invece non passeranno più reclame televisive e ogni genere di pubblicità. Palazzo Chigi prova così a togliere una delle armi più potenti in possesso delle aziende del settore: il marketing.

  • Quale destino per il gioco d’azzardo?

Le intenzioni del governo sembrano chiare e perentorie, andranno poi incrociate con le necessità di un settore che comunque si dimostra uno dei più in salute e con più dipendenti. In primis va chiarito che non ci saranno diminuzioni nel gettito erariale, nella legge di bilancio è stata innalzata sensibilmente la percentuale di prelievo dello Stato seppur non siano stati previsti grossi cali di raccolta entro il prossimo lustro. Gli addetti ai lavori hanno avanzato un’obiezione molto chiara: minando alla stabilità del gioco legale si favorisce l’illecito. Difficile con i numeri riportati finora che si possa considerare la pubblicità un elemento di equilibrio piuttosto che un efficacissimo incentivo al gioco, certamente non sarà questo governo e il suo elettorato a farlo. Per contro è altrettanto impensabile che questi stessi provvedimenti riescano a smantellare un’economia da 100 miliardi di euro, pertanto è probabile che nei prossimi anni questo astioso confronto debba conoscere una sorta di stasi che non veda crescere il gioco come ha fatto fino ad oggi ma che si assesti sui valori registrati negli ultimi anni.